La verità sull’impianto urea

20 febbraio 2010 alle 15:51 | Pubblicato su Le Azioni di 'Taranto libera' | Lascia un commento
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Installato solo in via sperimentale, ci è stato fatto credere fosse un risultato acquisito

Nella gestione della cosa pubblica, ognuno ha un ruolo ben definito: o almeno così dovrebbe essere. E invece, troppo spesso, veniamo a conoscenza di realtà importanti da singoli cittadini o associazioni, e non da chi, dirigendo una comunità, avrebbe il dovere morale di diffonderle. Detto questo, torniamo a distanza di appena una settimana a parlare dell’Ilva e delle tante, troppe cose che non tornano all’interno del mondo del siderurgico tarantino. In questo caso parliamo dell’impianto ad urea inaugurato nell’estate scorsa. E lo facciamo nella stessa maniera in cui, a fine gennaio, decidemmo di tornare a indagare sul progetto della multinazionale spagnola “Gas Natural”, riguardante l’installazione di un rigassificatore a Taranto. Così come nel caso del rigassificatore, di cui molti si erano colpevolmente dimenticati, pensando che bastassero i no espressi da Comune, Provincia e Regione, per far desistere una multinazionale dai suoi propositi, ora veniamo a conoscenza del fatto che in realtà, l’impianto inaugurato in pompa magna nella scorsa estate, è stato installato solo a scopo sperimentale. Ma andiamo con ordine. Il comitato cittadino “Taranto libera”, in data 18 febbraio 2010 ha pubblicato sul portale “Facebook”, una nota in cui sottolinea come “i mezzi di comunicazione, quasi come in un balletto di corte (o forse male informati), parlarono di inaugurazione di un nuovo impianto, quello all’urea, che avrebbe garantito l’abbattimento delle diossine, come previsto dalla legge anti-diossina, per portare i valori di diossina a 2.5 nanogrammi per metro cubo” (puntualmente raggiunti secondo quanto dichiarato dall’ARPA), entro il 2009. In realtà, anche l’impianto di depolverazione inaugurato in pompa magna del presidente della Regione Nichi Vendola (“che lo definì una vera figata”…) sarebbe solo in fase di sperimentazione, ma nessuno ha voluto mettere in evidenza questo piccolo ma fondamentale particolare. Tra l’altro, come ricorda lo stesso comitato, “per l’impianto di depolverazione fu confermato da esperti che quei fumi non erano dovuti ad un cattivo funzionamento del nuovo impianto, ma ad un errore umano”. Perché il punto é proprio questo. E cioè che l’impianto all’urea è stato installato solo a scopo sperimentale, per effettuare uno studio di fattibilità. E non in via definitiva. Questo è ciò che avrebbero dovuto dire alla città di Taranto. Invece ci fu uno squillo di trombe generale, mille promesse, certezze su un effettivo miglioramento dell’inquinamento e sull’abbattimento delle emissioni di diossina: dati di cui ancora oggi non siamo a conoscenza. Nel box qui sotto troverete il progetto inerente l’impianto ad urea dell’Ilva, il tutto documentato sul sito del CNR, sul monitoraggio delle emissioni gassose in atmosfera provenienti dall’impianto di agglomerazione. E alla fine, la frase che meglio di qualunque altra, spiega la realtà delle cose: In particolare si vuole verificare la compatibilità di tale sistema con l’impiantistica esistente. Ora sarebbe il caso che qualcuno, scegliete voi chi meglio credete, ci spiegasse se questa compatibilità è stata verificata. Se l’impianto ad urea funzione veramente o meno. Perché quell’impianto si sa, non è di ultima generazione, e quindi già solo per questo non otterrà i risultati che in altre parti di Italia e di Europa, gli impianti ad urea ottengono. Taranto ha bisogno di verità, di risposte sincere. Taranto e i tarantini hanno bisogno di conoscere, prima ancora di ciò che sarà un domani, quello che accade oggi dentro e fuori dell’Ilva.

TarantOggi – sabato 20 febbraio 2010

Gianmario Leone


Il documento del Cnr-Istituto sull’inquinamento atmosferico

Ecco la documentazione sul progetto dell’impianto all’urea dell’Ilva di Taranto. Monitoraggio Emissioni Gassose in Atmosfera Provenienti dall’Impianto di Agglomerazione. Committente:ILVA S.p.A.. Periodo: Marzo 2009. Coordinatore: Mauro Rotatori Introduzione – L’impianto di agglomerazione dello stabilimento ILVA di Taranto rappresenta la maggiore sorgente di diossina presente sul territorio nazionale. L’ILVA nell’ambito di accordi di programma assunti negli anni precedenti sta valutando la riduzione della emissione delle diossine attraverso l’ottimizzazione della marcia dell’impianto e le sue condizioni di esercizio , nonché l’impiego dell’urea quale reagente per l’inibizione della formazione delle diossine. In tale contesto si stanno valutando in laboratorio diverse tecniche analitiche di “clean-up” ed in particolare la “gel permeation” che consentono di processare più campioni per poter essere in grado di fornire nei tempi e modi adeguati le risposte sui campioni prelevati sull’impianto nelle diverse configurazioni. Descrizione del Progetto – La formazione delle emissioni di diossine e furani sugli impianti di agglomerazione può dipendere da diversi fattori ed in molti casi non esistono delle correlazioni dirette, ma solo delle tendenze di massima. Per tale ragione il livello di diossine e furani in emissione in relazione all’applicazione di una o più tecniche di processo deve essere considerato solo come un risultato atteso. In relazione a quanto sopra le misure di processo che possono essere implementate nel breve e che possono portare ad una riduzione del livello di diossine in emissione sono le seguenti: Apertura del circuito delle polveri captate dagli elettrofiltri – Le polveri captate dagli elettrofiltri presentano una significativa concentrazione di composti clorurati. Essendo le diossine e i furani delle molecole clorurate, la loro formazione è anche influenzata dalla presenza di cloro. Per tale ragione l’apertura del circuito delle polveri captate dagli elettrofiltri, evitando quindi il loro riciclo nella miscela di agglomerazione, permette una riduzione della formazione di PCDD/F. Iniezione di polvere di carbone a monte degli elettrofiltri – Tale tecnica consiste nella iniezione di polvere di carbone a monte degli elettrofiltri che esercita un’azione adsorbente delle diossine e furani. La polvere di carbone unitamente alle polveri dei fumi di processo di agglomerazione vengono poi abbattute nell’elettrofiltro ed il livello totale di diossine e furani emessi ne risulterebbe conseguentemente ridotto. L’iniezione deve essere effettuata in modo tale che vi sia un tempo di permanenza sufficiente a consentire l’azione di assorbimento delle diossine e furani sulla polvere di lignite che viene poi ad essere abbattuta nell’elettrofiltro. Ciò implica la necessità di una sufficiente distanza tra il punto di iniezione e l’ingresso negli elettrofiltri. Nel caso dell’impianto di agglomerazione di Taranto tale distanza risulta essere molto limitata per cui l’implementazione di un tale tipo di sistema risulterebbe essere del tutto inefficace. Additivazione di urea nella miscela di agglomerazione – Tale tecnica consiste nell’additivare urea nella miscela di agglomerazione. L’effetto di riduzione delle emissioni di diossina e furani con l’utilizzo di urea viene spiegato in relazione al potere riducente dell’urea e alla sua capacità di formare complessi stabili con metalli catalizzanti la formazione delle diossine, riducendone quindi il potere catalitico, ossigenante e clorurante. Inoltre la natura alcalina dell’additivo tende a neutralizzare l’acidità di Cl2 e di HCl che prendono parte alle reazioni di formazione delle diossine e furani. Obiettivi – L’analisi della formazione di diossine e furani sull’impianto di agglomerazione è condotta al finedi poter ‘analizzare i meccanismi di formazione di PCDD/F sugli impianti di agglomerazione’ e ‘inquadrare le tecniche applicabili’ per la riduzione del contenuto di tale inquinante nei fumi di processo dell’impianto di agglomerazione. Il presente Studio riguarda la verifica di fattibilità dell’impianto urea, finalizzato alla riduzione degli attuali livelli di PCDD/F presenti nei fumi primari del processo di sinterizzazione.

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